ROVERETO. Un imprenditore innovativo e precursore; un uomo erudito e un socialista appassionato; un padre amorevole e un nonno adorato; un roveretano innamorato della sua città e dei suoi circondari, impegnato nel tessuto associativo e promotore instancabile di iniziative per valorizzare il retaggio culturale di Rovereto. Perde tutto questo, Rovereto, con la morte di Giuliano Baroni, scomparso ieri a 97 anni.
Una lunga vita, la sua. Spesa tutta, a parte qualche viaggio, a Rovereto. A partire dalla casa degli operai di via Flaim, dove nasce il 2 maggio del 1927, primo di sei fratelli. Con la famiglia poi si trasferisce in via Baratieri, dove trascorre la sua giovinezza. Frequenta poi il poco distante istituto Fontana, e diventa geometra.Una volta diplomato, inizia a lavorare in un’azienda edile, ma ben presto la passione per la fotografia lo induce ad aprire dapprima un negozio di articoli fotografici e strumenti per studi tecnici di geometri, quindi apre poco dopo uno studio fotografico.
«Qui è stato – ricorda il figlio Carlo – il primo a specializzarsi in fotografia industriale». È la Rovereto degli anni 50, che getta le basi per diventare il principale polo industriale trentino. Ci sono un sacco di aziende floride ed in crescita, e fotografandone processi produttivi, sedi, personale e prodotti finiti Giuliano Baroni diventa uno dei principali testimoni e al tempo stesso narratori del boom economico lagarino.
Col passare degli anni lavora come fotografo anche al di fuori del Trentino, con la soprintendenza ai beni culturali del Veneto cura una serie di rilievi fotografici delle chiese della città scaligera.
Poi, insieme con il fratello Federico fonda l’azienda di comunicazione, foto, pubblicità e marketing “Studio B4” (le quattro “B” sono quelle di nomi o cognomi dei quattro fondatori), attiva ancora oggi sotto la guida del figlio Carlo, avuto con la adorata moglie Gianna Bianchi, scomparsa nel febbraio del 2023. L’altro figlio, Massimo, è avvocato nel foro di Rovereto e titolare fondatore dell’omonimo studio legale.
«Giuliano aveva 17 anni in più di me – ricorda il fratello Federico – e io l’ho sempre visto come un punto di riferimento. La sua agenzia è stata la prima in Trentino a proporre ai clienti tutto il ventaglio di attività promozionale, dalla fotografia al marketing alla strategia di comunicazione. Ha lavorato fino agli anni ’90. Poi anche lui si è goduto un po’ di pensione, coltivando anche la passione per la montagna».
In pensione, ma mai con le mani in mano. Perché parallelamente all’attività lavorativa e alla costruzione dell’adorata famiglia, Giuliano Baroni si è speso per tutta la vita per la crescita della “sua” Rovereto. Socio storico del Rotary cittadino (del quale è stato anche presidente), tra i fondatori, insieme con Umberto Savoia, del Mart, del quale fu anche vicepresidente nei primi anni dalla fondazione, quelli della direzione Belli, condividendo lo spazio in cda con l’altro esponente espresso dal Comune di Rovereto, Silvio Cattani.
«Lui era sempre positivo, propositivo, grande mediatore – ricorda l’amico Maurizio Scudiero -, e dentro il consiglio di amministrazione sempre cercava il dialogo, anche se era evidente che le decisioni spesso erano già prese. Io spesso ero in rotta di collisione con il Mart, ma lui cercava sempre di fare da paciere. Ma, per fortuna, non c’era solo il Mart, perché la nostra amicizia andava oltre: si parlava di arte, andavamo a vedere mostre fuori provincia, e spesso il 14 agosto mi chiedeva di accompagnarlo su alle Coe, a Malga Zonta, per la commemorazione dei fucilati dai nazisti. Passavamo una bella giornata in altura, all’aperto, mangiando sull’erba, e, ovviamente, parlando delle nostre battaglie… E poi c’erano le escursioni al Corno Battisti, sempre con la stessa filosofia di escursione e impegno politico e storico, e pure in altre località».
Baroni fu anche attivo nel Museo della Guerra, di cui fu socio storico. «Mio padre era soprattutto uomo di cultura – sottolinea Carlo -. Quando è andato in pensione ha catalogato con il computer i libri che possedeva. Ne aveva accumulati in una vita circa 7mila».
Una vita dedicata alla cultura, al lavoro e alla famiglia, ma non solo. L’altra grande passione è stata la politica. Nato in una famiglia di socialisti, socialista fu lui stesso per tutta la vita e, pur senza candidarsi mai e senza ricoprire ruoli di amministratore, condizionò larga parte del dibattito politico cittadino dalle fila della sezione roveretana del Psi, del quale fu segretario a metà degli anni 80, quando il partito guidava l’Italia e arrivò al 15% a Rovereto.
«Giuliano Baroni è stato un Roveretano d’eccellenza – lo ricorda l’amico e compagno di partito Nicola Zoller -: uomo di cultura, professionista impegnato, socialista d’altri tempi. Ci volevamo bene e insieme eravamo rattristati per il venir meno di una tradizione politica e culturale che era stata importante per la nostra città e per tutto il Paese. Resterà nella memoria cittadina come persona di valore che ci ha dato tanto in esempio e dedizione al bene comune».«Mio nonno era “Il Nonno”, con anche l’articolo maiuscolo – ricorda l’amata nipote Carolina -. Era un vero galantuomo vecchio stampo. Anzi, proprio perché era tedescofilo, lo chiamavo “Opa”. È stato un nonno attento, presente, che mi ha sempre fatto fare un sacco di cose, con cui ho passato tanto tempo».