TRENTO. Atti sessuali nei confronti di una bimba di soli sette anni, consumati all’interno dell’abitazione nella quale aveva trovato rifugio la sua famiglia. Questa l’accusa. Palpeggiamenti nelle parti intime che la piccola «indicava» per far intendere ai genitori dove era stata toccata, facendo emergere dunque quanto stava avvenendo all’interno delle mura domestiche quando rimaneva sola con il pastore della comunità cristiana evangelica di Trento Missione Trentina, in quella casa che doveva rappresentare soltanto un posto sicuro.
Sono dunque gravissime – e ancora tutte da dimostrare, l’inchiesta è alle sue battute iniziali – le accuse all’ex pastore, residente a Pergine, arrestato su ordinanza del giudice per le indagini preliminari di Trento dalla squadra mobile della Questura che ha eseguito la misura cautelare dei domiciliari dopo una lunga e complessa attività di indagine.
Nel pomeriggio di mercoledì 21 agosto fuori alla porta dell’ex pastore evangelico – sollevato dall’incarico dalla stessa comunità lo scorso maggio a seguito dei fatti scoperti – si sono presentati gli agenti di polizia per eseguire il provvedimento. Era dicembre 2022 quando l’83enne aveva accolto nella sua residenza in Valsugana tutti i membri della famiglia, rifugiati. Una cosa usuale per l’anziano religioso.
La notizia in pochissimo tempo è giunta a Pergine e nelal frazione in cui si trova la residenza dell’ex pastore, dove secondo le indagini della squadra mobile della Questura del capoluogo sarebbero avvenute le violenze sessuali sulla bimba.
Il pastore era un punto di riferimento anche sul territorio, in particolare per l’accoglienza di persone bisognose, proprio come previsto dalla Chiesa evangelica. Il sabato si recava al mercato di Pergine, dove collocava il suo banchetto per far conoscere la sua fede insieme ad altri componenti del gruppo. In casa sua l’83enne, ormai da anni, non era più solo. La struttura era diventata un alloggio dove venivano accolti i migranti, come previsto dalla «carità cristiana».