TRENTO. Il rinnovo del contratto del pubblico impiego e della scuola per il triennio 2022/2024 rende lavoratrici e lavoratori più poveri perché, di fatto, certifica una perdita del potere d’acquisto dei salari dei pubblici dipendenti trentini dell’8% rispetto al solo indice Ipca. Cgil, insieme alle categorie del comparto pubblico, sanità e scuola, Fp e Flc, lo ha ribadito questa mattina in piazza Dante, mentre il Consiglio provinciale discuteva l’assestamento di bilancio.I rappresentanti del sindacato – informa una nota – hanno chiesto un incontro con Fugatti, ma il presidente non li ha ricevuti, quindi hanno fatto sentire la loro voce manifestando davanti al palazzo ed esibendo i cartelli di protesta dagli spalti dell’aula del consiglio, determinando la sospensione della seduta.Per il sindacato quella dei salari è la vera emergenza del Trentino, “purtroppo, però, la Giunta Fugatti preferisce le parole ai fatti e invece che valorizzare il sistema pubblico, anche attraverso le professionalità che ogni giorno lo portano avanti, persevera nella logica di indebolirlo, partendo proprio dalle lavoratrici e dai lavoratori”.”Gli effetti di questa strategia sono sotto gli occhi di tutti: liste d’attesa che mettono a rischio la tutela del bene salute, proliferazione del privato, carenze di posti nelle case di riposo, personale insufficiente nei comuni, carenza di organico e precariato nella scuola etc.. Tutti temi che necessitano di interventi che non possono prescindere dall’adeguare le retribuzioni ed il potere d’acquisto dei dipendenti pubblici trentini, per mettere in sicurezza un comparto in forte sofferenza, con carenze di personale a tutti i livelli e grave rischio per la tenuta e la garanzia dei servizi fondamentali per i cittadini”.”Il fenomeno delle dimissioni e dei bandi deserti deve essere affrontato efficacemente a partire dalla parità retributiva con gli altri territori, la revisione degli ordinamenti e la riqualificazione professionale, l’armonizzazione contrattuale tra tutti i comparti per attenuare il fenomeno della mobilità interna”, si legge nella nota.