TRENTO. La richiesta di supporto psicologico per i casi di violenza familiare contro donne e minori da «codice rosso» è in costante aumento. Parlano chiaro i numeri finiti sul tavolo della procura del capoluogo che, soltanto nel mese di luglio ha raccolto in media circa 5 casi al giorno, in totale una ventina alla settimana. Se nel 2022 i colloqui richiesti con gli psicologi erano stati 114, nel 2023 si parla di una cifra pari a 215; nei primi sei mesi del 2024 ne sono stati registrati 170, ma gli esperti si aspettano un raddoppio dei numeri entro fine dell’anno.Mere cifre dietro cui però si celano sempre storie di sofferenza, di abusi e maltrattamenti «quasi esclusivamente nei confronti di donne», ha spiegato il procuratore capo di Trento, Sandro Raimondi in occasione del rinnovo dell’accordo tra le procure di Trento, Rovereto e per la prima volta quella del tribunale per i minorenni con l’Azienda sanitaria per l’attuazione del codice rosso.Un «unicum» sul territorio nazionale che necessita però l’impiego di molti professionisti tra psicologi e psichiatri.Una cinquantina in totale quelli che si alternano in tutta la provincia, per garantire 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, a prestare assistenza a fianco della magistratura o agli ufficiali di polizia giudiziaria nell’esame della persona offesa nell’immediatezza della denuncia.Una questione che inevitabilmente è diventata anche politica.Ad intervenire rispetto a tale convenzione era stata anche la consigliera provinciale Vanessa Masè che – con la proposta di ordine del giorno al disegno di legge 12 già depositata e che andrà in discussione il prossimo settembre – aveva chiesto «un supplemento di organico affinché possano continuare ad essere soddisfatte anche tutte le altre richieste non legate al codice rosso».«Considerato anche che gran parte dell’attività psicologica svolta in tale ambito è stata distolta dai diversi ambiti di lavoro in cui tutti i professionisti sono impegnati all’interno dell’Unità operativa di psicologia – si legge nel documento presentato dalla consigliera della Civica – con ricadute significative in termini di allungamenti delle liste di attesa e spostamenti di appuntamenti» e «considerato il notevole incremento di impegno che ha avuto il servizio di psicologia a causa del delicato e importantissimo compito di tutela dei minori all’interno della collaborazione con la Magistratura», Masè ha chiesto, in termini di risorse umane «di prevedere il completamento di organico dedicato al codice rosso (almeno 3 unità lavorative) considerata l’importanza del proseguimento dell’attività di sostegno alle vittime di violenza».