Dal Benin al Trentino per curarsi: suor Rose tornerà a camminare – Cronaca

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TRENTO. Una suora di 48 anni che opera in un orfanotrofio in Benin è stata letteralmente «rimessa in piedi» grazie al buon cuore e all’interessamento di un’associazione trentina, della Provincia, dell’Azienda sanitaria e in particolare dell’equipe del reparto di Ortopedia dell’ospedale di Cles diretta dal dottor Luigi Umberto Romano.Una storia inizialmente triste, quella di questa religiosa, che però ha avuto un felice esito.
La donna, infatti, quando era ancora giovane, aveva avuto una frattura al femore che non era stata curata adeguatamente. La conseguenza è stata un accorciamento dell’osso del femore che negli anni ha comportato anche un grave problema al ginocchio. Risultato: negli ultimi tempi la religiosa non riusciva a muoversi con facilità e necessitava sempre di un bastone per spostarsi. Per non parlare dei dolori che doveva sopportare. Nonostante tutto questo suor Rose, suora dell’Ordine delle Suore Oblate Catechiste Piccole serve dei Poveri, ha continuato a gestire il Centro di recupero dei bambini in situazioni difficile di Bagou, un villaggio sperduto nella foresta a nord del Benin.
Qui vengono accolti bambini orfani, rifiutati dalle famiglie di origine o abbandonati. Ma cosa a che fare questa suora che opera in Africa con il Trentino? Da tempo l’associazione Noi Bleggio finanza il centro di suor Rose dove ha costruito un pollaio per la produzione di pollame da uova e da carne per garantire ai bambini un adeguato supporto di proteine.Inoltre le uova prodotte e vendute servono per il sostentamento del Centro. Sono stati proprio i membri dell’associazione a rendersi conto che suor Rose non poteva andare avanti così e aveva bisogno di un aiuto medico per continuare nella sua preziosissima attività.
In Benin, però, vuoi per la carenza di strutture, ma anche per la situazione geopolitica che vede lo stato interessato dal fenomeno jihadista che rende difficile anche il lavoro delle equipe di medici volontari specialisti europei, un intervento chirurgico e una riabilitazione come quella di cui la suora aveva bisogno non era possibile. A quel punto sono scese in campo la Provincia di Trento e l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari che hanno reso possibili, grazie alla sensibilità e disponibilità dei rispettivi vertici Istituzionali e del proprio personale sia amministrativo che sanitario, due interventi chirurgici. Attualmente, dopo la riabilitazione, suor Rose è tornata in Africa ma ritornerà in Trentino a fine estate per ringraziare l’Associazione delle Donne bleggiane che hanno portato il caso all’attenzione delle autorità provinciali, le Comunità e le tante persone che l’hanno aiutata e seguita nel suo percorso di recupero della salute e della capacità lavorativa.«Il primo intervento all’anca è stato effettuato nell’ottobre del 2024 e il secondo al ginocchio a dicembre – spiega il dottor Luigi Umberto Romano – Il femore, in seguito alla frattura avuta in età giovanile, era più corto di quattro centimetri e questo aveva causato nel tempo notevoli problemi.
Grazie alle tecniche mininvasive che abbiamo utilizzato è stata inserita una protesi all’anca e con il “fast track”, percorso di recupero rapido che prevede un approccio multidisciplinare che mira a ridurre il tempo di recupero, dopo pochi mesi è stato possibile effettuare il secondo intervento al ginocchio. In sei mesi la paziente, arrivata con una invalidità importante, ha potuto tornare a camminare senza l’uso del bastone». Una grande soddisfazione per tutti e anche per i piccoli ospiti dell’orfanotrofio che hanno potuto riabbracciare suor Rose e constatare con i propri occhi quanto la situazione fosse migliorata.

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Originale su L’Adige

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