NOGAREDO. È il 1949 quando la fondatrice di quella che oggi è la Distilleria Marzadro, Sabina Marzadro, di fronte ad un panorama diffuso di povertà, dopo aver trascorso dodici anni a servizio a Roma, rientra nella sua vecchia casa di Brancolino a Nogaredo. Con determinazione Sabina persegue il sogno di distillare e produrre la propria grappa, facendosi costruire un piccolo alambicco a fuoco diretto da un noto calderaio della zona (Arnoldi). Con fatica e molto lavoro, l’attività della piccola distilleria cresce negli anni, anche grazie all’aiuto e all’esperienza contadina del fratello Attilio, che vende le bottiglie a Rovereto e nei paesi vicini, viaggiando in sella ad una moto Guzzi.Il figlio di Attilio, Stefano, oggi ricorda: «Devo tutto alla costanza e all’impegno di una donna, zia Sabina, che nel 1960 ha lasciato la conduzione della distilleria a mio padre Attilio». Da più di settant’anni, è nota la Distilleria Marzadro, e l’attività con il passare degli anni si è arricchita di numerosi prodotti, frutto di uno stretto legame affettivo con il proprio territorio.I primi importanti successi non tardano ad arrivare con la rivoluzione inaugurata nel 1975 dalla Distilleria, grazie all’idea di produrre una grappa da monovitigno – novità assoluta per quell’epoca – con vinacce di Marzemino provenienti da Isera. Nel frattempo anche la famiglia si allarga: con Attilio c’è la moglie Teresa, poi i sei figli e ora anche i nipoti che ne hanno seguito le orme. Agli inizi degli anni ’80, Attilio passa il testimone ai figli, che gradualmente rinnovano l’attività fino all’inaugurazione nel 2005 della nuova e attuale sede a Nogaredo.Da Brancolino si trasferisce così la distilleria, la bottaia insieme agli uffici, al magazzino e al reparto di imbottigliamento. L’impianto di distillazione è di forma circolare con otto alambicchi a bagnomaria: una meraviglia in rame, illuminata dalla cupola sovrastante in vetro. Con la creazione di nuovi prodotti, arrivano altri successi: i numerosi pullman di turisti che durante tutto l’anno si fermano a fare acquisti e a visitare la struttura attestano l’apprezzamento per l’attività e i prodotti commercializzati.Con orgoglio Stefano Marzadro narra la sua esperienza diretta con l’enoturismo: «Personalmente amo molto lavorare con il turismo, perché anch’io ogni tanto sono turista e in fondo ci piace essere riconosciuti come “azienda del turismo”. Buona parte dei prodotti li vendiamo in Italia, ma un’altra parte la esportiamo soprattutto in Germania, collegandoci in particolare a tante piccole attività tipiche e con ristorazione e dettaglianti di qualità – essendo un’azienda di nicchia – ma abbiamo rapporti commerciali anche con la Svizzera e un’altra ventina di Paesi, compreso il Sud Africa e il Giappone» (l’export rappresenta il 20% del fatturato).Si capisce subito però qual è l’idea più originale a cui Stefano è molto legato: «Tutti gli anni la distillazione per me è un’esperienza nuova, la cura della vinaccia è addirittura maniacale, ma non posso nascondere che la prima grappa raffinata in contenitori di terracotta è la mia preferita».Dal 2015 infatti i contenitori di 300 litri l’uno, prodotti con creta e argilla, provenienti dalle già note località toscane per questa lavorazione, fanno bella mostra nelle sale di invecchiamento e l’affinamento per dieci mesi consente una micro-ossigenazione doppia tra interno ed esterno, rispetto a quella delle botti.Anche la degustazione guidata dal fratello di Stefano, Andrea Marzadro, è una coinvolgente full immersion nella tradizione e nella storia di una famiglia: un affascinante percorso per riconoscere le note distintive e più particolari di ogni grappa, circondati da un’architettura spettacolare che rivela un amore per l’arte e la storia di un territorio, con un tocco quasi poetico. È ancora Stefano che racconta infine il suo ultimo sogno realizzato: «L’acquisizione di Madonna delle Vittorie, alcuni anni fa, ci ha consentito di inserire anche l’olio nella rete dei nostri prodotti».È Anna – sorella di Stefano, Erino, Elena, Andrea e Fabiola – che conserva una grande passione per l’ospitalità e si trasferisce quindi al lavoro stabilmente in zona lago di Garda, guidando il frantoio del Linfano (Arco) e seguendo anche l’area ristorazione. Stefano Marzadro è fiero di precisare che «nell’agritur abbiamo mantenuto il personale che aveva già maturato ben trent’anni di esperienza, un valore prezioso per la nostra attività e al contadino che ci lascia l’olio, paghiamo un prezzo più alto (15 euro al litro, ndr), perché nella salvaguardia della tradizione ricopre un ruolo di primo piano ed è fondamentale che continui a curare il territorio».A tutto questo si aggiunge anche l’allevamento di mucche in Val Rendena e la coltivazione di ben trentacinque ettari di vigneti a guyot.