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Frena l’economia trentina, pesano il minor potere d’acquisto delle famiglie e l’export in calo – Economia


TRENTO. Nel 2023 l’espansione dell’attività economica nelle province autonome di Trento e di Bolzano si è ridimensionata.

In base all’indicatore trimestrale dell’economia regionale (Iter) elaborato dalla Banca d’Italia e in linea con quanto previsto dagli Istituti di statistica locali, la crescita annuale in valori reali del Pil in Trentino e in Alto Adige sarebbe stata poco superiore all’1 per cento, leggermente più elevata di quella nazionale.

L’andamento – si legge nel documento Divisione analisi e ricerca economica territoriale – ha riflesso lo scarso dinamismo della domanda interna, che ha risentito della fase di restrizione monetaria e del calo del potere di acquisto delle famiglie, e di quella estera, condizionata dalle difficoltà dell’economia tedesca. Questi fattori potrebbero limitare la crescita anche per il 2024. Gli istituti di statistica provinciali prefigurano anche per quest’anno una debole crescita del prodotto.

Nel 2023 i fatturati a prezzi costanti delle imprese industriali sono moderatamente calati in Trentino e in Alto Adige. Vi ha inciso l’indebolimento delle esportazioni in termini reali (in Trentino (+2,1%a fronte del +3,3% delll’ano precedente).

L’attività nel comparto delle costruzioni è cresciuta continuando a beneficiare degli incentivi fiscali per le ristrutturazioni e la riqualificazione energetica degli edifici ma il numero delle compravendite immobiliari si è ridotto. Nel terziario l’attività è aumentata, trainata dall’incremento delle presenze turistiche, che hanno raggiunto valori massimi nel confronto storico: presenze a +7,7% in Trentino, +5% in Alto Adige.

La sostanziale stagnazione degli investimenti riflette la persistente incertezza fronteggiata dalle imprese e il più elevato costo di finanziamento (credito alle imprese a-8,1% in Trentino).

I tassi di interesse sono aumentati nel’ultimo trimestre dell’anno dal 4,2% di fine 2022 al 5,4% in provincia di Trento, dal 3,7% al 5,6% in Alto Adige. che ha ulteriormente limitato la domanda di prestiti. Il credito al settore produttivo ha registrato una flessione in entrambe le province, in parte ascrivibile ai mancati rinnovi dei prestiti in scadenza e ai rimborsi, talvolta anticipati. Nonostante l’indebolimento del quadro congiunturale e l’aumento della spesa per interessi, nel 2023 la valutazione sulla propria redditività è rimasta positiva per larga parte delle aziende.

In Trentino rallenta anche l’occupazione, che nel 2023 cresce solo dello 0,9%, mentre la disoccupazione resta al 3,8% in Trentino ( 2% in Alto Adige).

Con i salari erosi dall’inflazione, calano anche i consumi, così come i relativi prestiti, mentre sono diminuiti di poco meno di un terzo sull’anno prima i mutui casa accesi.

Per tornare all’export, con il valore di 1,35 miliardi di euro, nel primo trimestre del 2024 le vendite trentine all’estero hanno registrato una contrazione (-3,1%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con una performance in linea con quelle del Nord Est (-2,4%) e dell’Italia nel suo complesso (-2,8%), ma decisamente inferiore rispetto al dato del vicino Alto Adige (+9,6%).

Lo dicono i i dati Istat elaborati dall’Ufficio studi e ricerche della Camera di commercio di Trento. Le esportazioni sono costituite principalmente da prodotti del manifatturo (più del 94%).

La quota maggiore è da attribuire ai “macchinari e apparecchi” (20,6%), seguono i “prodotti alimentari e bevande” (16,9%), i “mezzi di trasporto” (13,5%), i “prodotti in legno, carta e stampa” (9,9%) e le “sostanze e i prodotti chimici” (7,6%). Complessivamente, questi cinque settori rappresentano oltre il 68% delle esportazioni provinciali.

Tra le categorie merceologiche, nel primo trimestre le vendite all’estero di “prodotti in legno, carta e stampa” hanno evidenziato un aumento superiore ai 16 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del 2023; performance negative per “prodotti in metallo” (-17,2 milioni) e “mezzi di trasporto” (-16 milioni).

Sul fronte delle importazioni è stata invece rilevata una maggiore contrazione: -7,9% su un valore complessivo di merci importate pari a 920 milioni di euro. Le principali quote di merci importate riguardano principalmente i “mezzi di trasporto”, con il 21,7%, seguiti da “legno, prodotti in legno, carta e stampa” (12,9%) e “prodotti alimentari, bevande e tabacco” (10,7%).

L’Unione europea ha assorbito il 60% delle esportazioni e dalla medesima zona è derivato il 78,5% delle importazioni. Al primo posto per valore di export la Germania, che raggiunge i 223 milioni di euro, il 16,5% delle vendite sui mercati internazionali. A grande distanza gli Usa con circa 159 milioni di euro (11,8% delle esportazioni complessive), la Francia con 140 milioni di euro (10,4%) e il Regno Unito con 107 milioni di euro (8%). In un trimestre in cui il valore dell’import mostra una sensibile battuta d’arresto, emerge, in controtendenza il significativo aumento (+18%) delle importazioni dalla Francia.



Originale su L’Adige

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