ROVERETO. La qualità ambientale in città, tutto sommato, è positiva anche se l’esordio dell’autunno, almeno l’anno scorso, ha peggiorato una situazione che sembrava quasi idilliaca pur, va detto, senza inficiare il dato definitivo. Tradotto, vuol dire che in quanto ad aria ed acqua Rovereto è messa bene anche se, almeno per quanto riguarda la puzza, dopo un semestre quasi perfetto (bella stagione compresa, quella con le finestre aperte per capirci), il fetore è tornato a molestare i residenti soprattutto di Lizzana.
Lo confermano i continui rilievi della Fondazione Museo Civico che tiene costantemente monitorato l’ambiente urbano. I dati dei primi sei mesi dell’anno scorso, dunque, sono stati in parte ribaltati da quelli della seconda parte del 2023. Dove, come detto, la qualità dell’aria è peggiorata ma, soprattutto, gli odori nelle zone delicate di Rovereto sono aumentati. Tanto da far emergere che i miasmi sono stati i peggiori dell’ultimo triennio. É la stessa istituzione a dirlo: «Il monitoraggio della qualità dell’aria in zona industriale a Lizzana, in termini di odori, ha fotografato una condizione abbastanza simile, ossia la presenza di una molestia odorigena modesta per la maggior parte dell’anno, tranne che per i mesi di agosto, settembre, ottobre, dove si sono concentrati circa i due terzi degli episodi rilevati nell’intero 2023. In totale si sono avute 74 comunicazioni da parte dei cittadini collaboratori e 88 rilievi sopra soglia da parte del naso elettronico.
Alla luce di questi dati, il 2023 risulta essere stato sensibilmente peggiore rispetto non solo al 2022 ma pure al 2021, anche se con frequenze ben lontane da quelle dei precedenti anni di monitoraggio dal 2016 al 2020, dove i numeri delle segnalazioni umane erano state da due a tre volte superiori. Anche nel 2023 si è riscontrato un fenomeno, che si verifica praticamente ogni anno, in cui, secondo i cittadini collaboratori, a periodi di relativa bassa molestia odorosa si alternano momenti, di alcuni mesi, di recrudescenza del fastidio.
Negli ultimi anni però gli intervalli problematici sono diventati più brevi dei precedenti, arrivando a durare circa due-tre mesi».Insomma, dopo un primo semestre dove il problema sembrava consegnato alla storia, la puzza è tornata prepotentemente a farsi sentire. E la guerra – dichiarata prima da un quartiere e poi da un’intera città ormai da decenni – continua.
Certo, i rimedi messi in campo da Comune, Provincia e aziende private hanno sortito l’effetto sperato anche se il trimestre agosto-ottobre continua ad essere a rischio.
Questo, almeno, è quanto dice il monitoraggio puntuale condotto dal Museo civico sfruttando il naso elettronico e quello umano. I buoni «presagi» dei primi sei mesi, dunque, sono stati sconfessati in seguito.
Nel primo semestre del 2023, infatti, come detto i malsani olezzi sono stati ridotti all’osso e, tra l’altro, gli esperti assicurano che il disagio manifestato dalle persone era percepito proprio perché l’aria era più pulita. Significa che se i cittadini erano abituati a vivere nella puzza in quel periodo hanno notato la differenza perché, di fatto, ai manifestava solo a colpi. L’aria nella parte Sud della città, dopo gli strepiti degli ultimi tempi, sembrava quindi essere di nuovo respirabile. Con tanto di finestre aperte d’estate senza turarsi le narici.
Per arrivare alla «vivibilità», però, è servito un di braccio di ferro a tre: residenti di Lizzana e dintorni, Comune e Provincia. Ma alla fine si pensava di essere riusciti a sconfiggere la puzza che ammorbava i cittadini.
A fine estate, però, qualcosa evidentemente è andato storto visto che i valori sono tornati a salire. La battaglia, insomma, continua.Puzza a parte, i rilievi sulla qualità dell’aria confermano la bontà della zona a traffico limitato a ridosso del centro storico, con valori che sono simili ad un alpeggio a 1.600 metri di quota.