TRENTO. Si terranno domani, domenica 20 agosto, i funerali dell’alpinista trentino Ermanno Salvaterra, che ieri ha perso la vita mentre scalava il Campanile Alto, sulle Dolomiti di Brenta. La data dell’estremo saluto è stata annunciata oggi dalla moglie di Salvaterra, Lella, dai fratelli Laura, Flavia, Marco e Luisa e dagli altri parenti. La cerimonia funebre si terrà alle 17, nel cimitero di Pinzolo. Successivamente, la salma del forte rocciatore e guida alpina, sarà cremata.
Il mondo dell’alpinismo ha accolto con dolore e sgomento, ieri, la notizia della morte di Ermanno Salvaterra, noto a livello internazionale per le sue imprese sulle Dolomiti di Brenta e sulle montagne della Patagonia.
Salvaterra, 68 anni, è morto nel primo pomeriggio del 18 agosto mentre percorreva, assieme a un cliente, la via Hartmann/Krauss, sulla cresta occidentale del Campanile Alto.
L’alpinista, conosciuto come “l’uomo del Torre” per le sue numerose spedizioni sul gruppo del Cerro Torre, tra Argentina e Cile, era primo di cordata quando ha perso l’appiglio, probabilmente a causa di un cedimento di roccia, precipitando per una ventina di metri, a una quota di circa 2.750 metri di altitudine.
I soccorritori sono stati allertati poco dopo le 14, mentre gli operatori del Soccorso alpino del Trentino sono stati trasferiti in quota con l’elicottero e calati con il verricello direttamente sul luogo dell’incidente. I tecnici di soccorso non hanno potuto fare altro che constatare il decesso e recuperare la salma, trasferita poi a Madonna di Campiglio. Il compagno di cordata è stato invece recuperato e trasportato, illeso a valle.
Nato nel 1955 a Pinzolo, Salvaterra ha sempre vissuto a stretto contatto con le vette alpine. I genitori gestivano il rifugio “XII Apostoli”, di cui lui stesso divenne gestore ufficiale fino al 2007.
All’età di 11 anni la prima scalata sulle Torri d’Agola, mentre nel 1979 diventò guida alpina. Nello stesso anno, iniziò una serie di ascensioni in solitaria, riuscendo anche a portare a termine l’arrampicata, in dodici ore consecutive, sul Crozzon di Brenta, Pilastro della Tosa, Campanile Basso, Brenta Alta e Campanile Alto.
Nel 1988, divenne campione italiano di chilometro lanciato sugli sci, con i 211,640 chilometri all’ora (record detenuto per cinque anni), mentre dal 1982 iniziò una serie di spedizioni in solitaria in Patagonia, aprendo nuove vie sul Fitz Roy, il Cerro Torre e sulle Torri del Paine. Proprio sul Cerro Torre completò la via Maestri per la prima volta in inverno, nel 1985, e aprì una variante diretta nel 1999. Nel 1993, invece, attraversò il campo di ghiaccio Patagonico Sud.
Scrittore, cineasta ed esploratore, Salvaterra era spesso ospite del Trento Film Festival, dove presentava le proprie opere e raccontava delle spedizioni sulle vette della Patagonia. Il suo “Il grande sogno” è tra i libri del 59° Premio selezione Bancarella sport 2022.
“Eravamo sempre in contatto. Lui ha aperto definitivamente tutte le pagine vuote della storia del Cerro Torre. Sono molto triste: è una morte che mi tocca molto. Sono anche preoccupato perché ultimamente abbiamo perso dieci dei più grandi alpinisti viventi”, ha detto Reinhold Messner. Cordoglio per la morte di Salvaterra è stato espresso anche dal mondo dell’alpinismo locale: “Ci lascia una grande persona”, ha scritto la Società degli alpinisti tridentini (Sat).