TRENTO. “Ci troviamo di fronte a soggetti di elevata pericolosità sociale, che giravano armati con fare intimidatorio e particolarmente aggressivo. È la prima volta che succedono dei fatti simili in Trentino. Per questo abbiamo pensato inizialmente a una rete più ampia”.
Lo ha riferito questa mattina, in conferenza stampa, il comandante dei carabinieri del Trentino, Matteo Ederle, in riferimento ai due trentini arrestati per tentata estorsione commessa con metodo mafioso, porto abusivo di armi e incendio doloso.
“Nel corso delle intercettazioni, abbiamo appurato che parlavano addirittura di un sequestro di persona per ottenere un riscatto, assieme alla volontà di procurarsi armi da guerra e di rifarsi una vita in Spagna per sottrarsi all’eventuale arresto. Inizialmente abbiamo pensato che ci fosse una realtà più ampia. L’intuizione e il collegamento con l’incendio al Bicigrill è stata possibile grazie al controllo delle pattuglie sul territorio, che hanno individuato il 56enne, ritenuto il braccio operativo, sul luogo del delitto”, ha aggiunto Ederle.
Oggi, primo ottobre, a Peio, i carabinieri hanno fermato un 60enne solandro, con numerosi precedenti, ritenuto responsabile, assieme ad un’altra persona, di porto e possesso di armi, incendio doloso e tentata estorsione con il metodo mafioso.
L’inchiesta trae origine da un episodio del giugno 2023, quando venne recapitato un messaggio intimidatorio corredato da una testa mozzata di ovino davanti alla casa di un imprenditore ortofrutticolo di Dimaro.
Nel corso dell’indagine, i carabinieri del nucleo investigativo di Trento hanno passato al vaglio oltre 63mila conversazioni intercettate, sia telefoniche, che telematiche e ambientali. Numerosi anche i testimoni sentiti nel corso dell’indagine.
“Riteniamo che il 60enne solandro fosse il mandante e il 56enne della val di Non l’esecutore. Tra i progetti che i due contavano di realizzare, oltre al sequestro di una persona in Toscana, vi era anche la gambizzazione di una terza vittima. Questi due elementi hanno portato a un’accelerazione significativa dell’operazione”, ha precisato il tenente colonnello, Michele Capurso.
“Si tratta di eventi che hanno creato un forte allarme sociale e che hanno richiesto un’attenzione particolare. Fondamentale nell’indagine è stata la reazione delle vittime, che non hanno taciuto e si sono subito affidate alle forze dell’ordine, e del presidio del territorio delle pattuglia. Proprio grazie all’attenzione di due giovani militari si è potuto ricostruire i movimenti del 56enne e collegare l’incendio del Bicigrill, le cui motivazioni non sono ancora note”, ha concluso il comandante dei carabinieri di Cles, Guido Quatrale.