Lupi, gli allevatori sono pronti a non portare in malga le manze – Vallagarina


ALA. Le foto portate come prova della mancata opera di dissuasione e prevenzione contro gli attacchi dei lupi alle vitelle in malga sarebbero non pertinenti. È quello che spiegano gli allevatori alensi che da anni si occupano di malga Boldera e che per i mesi dell’alpeggio hanno a che fare con il problema del lupo. O meglio cercano di fare il possibile per evitare che i loro animali siano sbranati da lupo.
«Un impegno che è pesante e giornaliero – spiega Franco Zomer che assieme ai suoi colleghi è rimasto stupito dalle immagini che sono state diffuse dagli animalisti -. In una si vede una rete in cattive condizioni, ma quella non ha nulla a che fare – spiegano gli allevatori – con il recinto elettrificato anti lupo che ogni anno viene predisposto per delimitare malga Boldera. Quella immortalata è la recinzione dell’acquedotto che nulla ha a che fare con la nostra zona. E anche l’altra foto è stata scattata oltre malga Boldera, nel veronese. Insomma le immagini che avrebbero dovuto documentare la scarsa manutenzione del recinto anti lupo, non riguardano il recinto anti lupo».
Gli animalisti hanno poi sostenuto – criticando la sentenza del Tar che ha rigettato il ricorso presentato da alcune associazioni contro l’ordinanza di Fugatti che dà il via libera all’uccisione di due lupi (una già avvenuta ad agosto) – che il primo filo elettrificato è posizionato ad una distanza di trenta centimetri dal terreno e quindi inadatto a fermare il carnivoro che riuscirebbe a strisciare al di sotto e quindi attaccare le vitelle.
«La verità – spiegano ancora gli allevatori – è che il lupo ha imparato a saltare il recinto, è così che entra all’interno della zona delimitata. Per quanto possa appiattirsi, se passasse da sotto sarebbe comunque colpito dalla scarica elettrica. Noi ci siamo occupati tutta l’estate della malga, della sicurezza dei nostri capi, tagliando l’erba per evitare la dispersione della corrente, controllando che non ci siano degli avvallamenti e anche ora che abbiamo tolto la recinzione elettrica abbiamo lavorato per una giornata intera in quindici persone come avevamo fatto ad inizio stagione per la sua installazione. E non si è presentato nessun animalista a darci una mano. Per avere un’idea del lavoro servono i numeri: il recinto ha un perimetro di 3 chilometri e duecento metri e i fili da tirare sono 7».
Ossia oltre 22 chilometri di filo da mettere ad inizio estate e togliere a fine stagione.Finito l’alpeggio 2025, gli allevatori alensi guardano già al 2026 e al momento l’idea è quella di non portare le vitelle sui Lessini la prossima estate per proteggerle dai lupi. «Nei mesi appena trascorsi – spiega ancora Zomer – sono stati 9 i nostri animali predati. Si tratta nello specifico di otto vitelle e di una manza di due anni gravida. Stando così le cose dobbiamo pensare a qualcosa di alternativo per proteggere gli animali più esposti alla predazioni del lupo, ossia quelli più giovani. E una possibilità è quella di non portarli più in malga».



Originale su L’Adige

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