MADONNA DI CAMPIGLIO. Sono iniziati in queste settimane i lavori per la realizzazione del progetto «Bar e Aprés ski» del gruppo «5 Club Mdc» di Milano, presso Malga Zangola a Madonna di Campiglio. E Italia Nostra del Trentino, a firma della presidente architetto Manuela Baldracchi, accusa: «Già dalla dimensione dei ponteggi installati, possiamo immaginare lo squilibrio che verrà introdotto in un ambiente di montagna quale la Piana di Nambino.
Italia Nostra – che già in tempo utile per lo stop al progetto aveva preso una netta posizione critica (sia per lo scempio paesaggistico-ambientale che per l’aspetto anticulturale e di annullamento del carattere identitario del luogo) – documenterà fotograficamente le varie fasi dei lavori ed invierà le relative immagini ai media locali».
Il progetto e l’iter
(Articolo di Giuliano Beltrami) «Autorizzazione ai sensi (leggi varie da non nominare per non appesantire, ndr) per il rilascio del permesso di costruire in deroga alle norme d’attuazione del Piano regolatore generale di Pinzolo, per realizzare un nuovo ski bar Apres ski a Madonna di Campiglio, località Nambino, da parte dell’Amministrazione separata di usi civici (Asuc) di Fisto. Accoglimento condizionato». Questo l’oggetto, e soprattutto la sostanza della delibera della Giunta provinciale dfi poche settimane fa.
Ennesima puntata dell’”affaire Zangola-Zangolina”, che però non coinvolgerà né la Zangola, né la Zangolina, nel senso che si parla delle adiacenze. Come ha detto qualcuno, siamo davanti al topolino partorito dalla montagna? Partita come un’idea iperbolica, ha imboccato un sentiero scosceso e pure un po’ tortuoso (d’altronde siamo in montagna) che per ora ha portato all’après ski. Iperbolica perché prevedeva, in partenza, giusto per fare un ripasso rapido, al posto della Zangola (un tempo discoteca di grido, poi diventata “di grida” per le disavventure) e della Zangolina un ristorante ed un albergo. Costo oltre otto milioni di euro, investiti all’80% da una società esterna “5 Club srl”, con la partecipazione dell’Asuc di Fisto (poco meno di due milioni, ma con il ritorno di un affitto di 150.000 euro all’anno).
Ma cosa sarà l’Après ski? Per dirla con la delibera della Giunta provinciale, «un prisma a base rettangolare di 30 metri per 10, altezza 7 metri, su due piani». Al primo piano (parola della Provincia) «troveranno posto la cucina, il bar, le casse e un piccolo spazio per l’approvvigionamento immediato, nonché i servizi igienici accessibili per il pubblico. Una scala interna porta al livello superiore dedicato, invece, a spogliatoi per il personale e per gli artisti, ai magazzini ed ai locali tecnici». Non finisce così. «All’edificio verrà collegata una struttura in carpenteria metallica per tutta la lunghezza del corpo di fabbrica sul lato nord-est che avrà la funzione di contenere tutti gli equipaggiamenti tecnologici per la realizzazione degli spettacoli e dell’intrattenimento. Esternamente è prevista un’ampia platea, terrazza, livellata in legno, delle dimensioni di circa 50 metri per 35, dove saranno posizionati gli arredi necessari per la consumazione delle vivande. La finitura del piano di calpestio è pensata in tavole di legno verniciate color nero/antracite, lo stesso delle superfici verticali dell’edificio».
Tutto bello? Sì, ma no. «I lavori – recita la delibera provinciale – sono in contrasto con l’articolo 25 delle norme d’attuazione del Prg relativamente alla destinazione di zona». In altre parole, il Piano regolatore di Pinzolo prevede per quel luogo “Area a bosco” ed “Area a pascolo”, cui si sovrappone il retino di “Area sciabile e sistema piste impianti di risalita”. Posto che nelle aree a bosco possono essere fatti «interventi di sistemazione idraulica e forestale, di miglioramento ambientale e a fini produttivi per la gestione dei patrimoni previsti dai piani di settore», mentre le aree a pascolo sono «occupate da pascoli da riservare alla promozione e allo sviluppo della zootecnia», la nuova edificazione (non lo diciamo noi) sarebbe «consentita solo se si tratta di fabbricati adibiti ad attività zootecnica e strutture abitative degli addetti alle malghe». Per non parlare di piste ed impianti. Ecco perché necessita la deroga provinciale. Per il Consiglio comunale di Pinzolo bisogna «riqualificare l’area con l’obiettivo di implementare l’offerta ristorativa». I protezionisti hanno già sparato le loro cartucce. «Il turismo – risponde la provincia – è il settore trainante dell’economia di Rendena e Campiglio». Può bastare?