RIVA. All’inizio della settimana è toccato allo stabilimento «Fedrigoni» di Varone, l’altro giorno alle «Cartiere del Garda». Il mercato non decolla e due delle aziende leader nella produzione della carta a livello internazionale si ritrovano col fiatone e devono ricorrere alla cassa integrazione. Che in totale interessa 569 lavoratori dei due siti produttivi storici dell’Alto Garda e del Trentino in generale.
Un campanello d’allarme preoccupante, con la speranza comunque che l’autunno dia input positivi per il riavvio della richiesta. Cosa non scontata, peraltro, perché la vecchia locomotiva tedesca arranca, la situazione politica in Francia non è rose e fiori e anche in altri contesti la crisi si fa sentire. I produttori di cellulosa tra l’altra hanno annunciato un ritocco a scendere del prezzo della materia prima e di conseguenza i clienti di aziende come «Garda Cartiere» e «Fedrigoni» stanno alla finestra in attesa che anche i due colossi abbassino i prezzi.
Sta di fatto che in questi giorni i vertici delle due aziende cartaie hanno sottoscritto con le rispettive Rsu gli accordi per l’avvio della cassa integrazione ordinaria con richiesta di un massimo (per ora) di 13 settimane con sospensione a zero ore e/o riduzione di orario di lavoro.
Nel caso dello stabilimento «Fedrigoni» di Varone la cassa è partita da domenica scorsa e durerà fino alla fine dell’anno, interessando 171 lavoratori tra quadri, impiegati e operai. Venerdì prossimo è in programma una riunione con le sigle sindacali per un esame congiunto della situazione.
Partirà invece dal 16 settembre e si protrarrà sino al 22 di questo mese la prima settimana di cassa per i dipendenti di «Cartiere del Garda», 398 quelli interessati di cui 92 impiegati.
«Nell’attuale scenario di incertezza economica, le casse integrazioni rappresentano un grave motivo di preoccupazione – sottolinea il segretario provinciale dell’Ugl Leonardo Iania – L’Italia, ma anche la provincia di Trento, si trovano oggi ad affrontare una fase di trasformazione complessa e delicata. Settori cruciali come quello cartario e metalmeccanico, che hanno sempre rappresentato un pilastro per l’occupazione locale, stanno subendo pesanti contraccolpi. Il ricorso sempre più frequente alla cassa integrazione è diventato un indicatore allarmante delle difficoltà economiche che stanno colpendo anche le aziende più consolidate».
Come appunto nel caso di «Fedrigoni» e «Cartiere del Garda»: «Una delle maggiori preoccupazioni – prosegue Iania – è proprio la perdita di competenze e professionalità. Il nostro territorio rischia di perdere risorse preziose, con lavoratori specializzati che migrano verso altri settori in cerca di stabilità. È essenziale, quindi, che vengano messe in atto strategie concrete per trattenere queste competenze e garantire un futuro sostenibile alle aziende trentine. Uno dei temi cruciali è la necessità di accelerare i processi di decarbonizzazione delle aziende, in particolare quelle con elevati consumi energetici. Non possiamo permetterci di arrivare in ritardo su questo fronte, significherebbe morire lentamente – osserva ancora il segretario provinciale di Ugl – La transizione verso fonti energetiche più pulite è inevitabile e vitale per la sopravvivenza delle nostre imprese».
Un altro elemento che desta inquietudine è la crisi demografica: «La denatalità – osserva ancora Iania – è un problema che rischia di minare profondamente il futuro delle aziende locali e dell’economia nel suo complesso. Ecco perché è urgente implementare politiche di sostegno alle famiglie, incentivi alla natalità e miglioramento delle condizioni di vita dei giovani, al fine di creare un terreno fertile per un rilancio demografico e occupazionale».
Per il segretario Ugl «se da un lato il governo ha messo in atto misure per ridurre il cuneo fiscale e favorire la detassazione dei contratti di secondo livello, tali interventi devono diventare strutturali. La riduzione del cuneo fiscale di 6 punti è positiva, ma deve essere integrata come misura a lungo termine. Inoltre, la detassazione dei contratti di secondo livello, già ridotta dal 10% al 5%, necessita di un ulteriore ampliamento della quota detassabile, portandola da 3.000 a 6.000 euro e includendo anche la tredicesima. Il potere d’acquisto dei lavoratori è fermo da vent’anni, senza salari adeguati e liquidità nelle mani dei lavoratori, non possiamo aspettarci una ripresa economica solida». Iania lancia un appello alle istituzioni e alle aziende affinché non si perda ulteriore tempo: «Dobbiamo agire ora, prima che sia troppo tardi».