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TRENTO – Appello del consorzio trentino Associazioni con il Mozambico (Cam) dopo il rogo che nella notte di giovedì 15 maggio ha colpito la sede storica dell’organizzaqzione a Caia.
«Un incendio – scrive il consorzio Associazioni con il Mozambico – ha compromesso parte della struttura dell’ufficio e bruciato, rendendola inservibile, una delle due macchine disponibili.
Con l’aiuto di alcune persone della comunità e delle forze dell’ordine, siamo riusciti a spegnere le fiamme. Tutto il personale sta bene e non ci sono stati feriti gravi. Non ci resta che rimboccarci le maniche e metterci al lavoro!
Coloro che volessero aiutarci a ricostruire la sede e ricomprare la macchina, possono donare qui.
A Caia il Cam svolge da ormai 20 anni attività sanitarie ed educative che sono essenziali per le comunità più svantaggiate del distretto e la speranza è quella di tornare al più presto al pieno delle nostre forze».
Il Cam è un’associazione non profit costituita nel 2002, quando cinque associazioni trentine hanno deciso di unire le forze per coordinare un programma di cooperazione comunitaria, avviato già nel 2000-2001 e basato sul legame tra il Trentino e il Mozambico, operando in particolare in provincia di Sofala.
Dopo aver lavorato per 15 anni nel distretto di Caia con il programma di cooperazione multisettoriale “Il Trentino in Mozambico”, dal 2016 il Cam ha cominciato ad operare con progetti anche a Beria e nella Provincia di Sofala e sta allargando l’attività anche in altre zone del Mozambico in partenariato con altri attori locali.
«I progetti di cooperazione del Cam – spiega il consorzio – sono ideati e sviluppati partendo dalle esigenze riscontrate nel distretto di Caia, nella città di Beira e nelle nuove località dove da poco operiamo con altri partner strategici, grazie ad una presenza di venti anni fianco a fianco alle comunità ed alle istituzioni locali.
In questo modo rispondiamo più efficacemente alle necessità delle persone che vivono nella provincia di Sofala e rafforziamo le relazioni tra enti locali e abitanti del luogo. Solo partendo da questo presupposto possiamo valorizzare le capacità delle persone coinvolte nei nostri progetti, svilupparne le competenze e creare una rete di lavoro che possa autosostenersi».
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Originale su L’Adige