Alla metà del Settecento Rovereto viveva un periodo fiorente per la sua economia, legata principalmente alla produzione serica. Con l'economia fioriva la cultura, aperta verso gli orizzonti del pre-Illuminismo. La città godeva di una notevole vivacità intellettuale e contava circa 5.000 abitanti (oggi ne conta 38.000). In questo ambiente fu fondata nel 1750 l'Accademia degli Agiati, prima del suo genere all'interno dell'impero asburgico, per iniziativa di alcuni giovani, cresciuti alla scuola di Girolamo Tartarotti. Nel giro di pochi anni, sotto la guida di Giuseppe Valeriano Vannetti (1719-1764), essa aggregò intorno a sé numerosi esponenti del pensiero italiano ed europeo e fu luogo di incontro tra la cultura tedesca e italiana. Girolamo Tartarotti fu un pre-illuminista, erudito e poligrafo roveretano (1706 – 1761) che combatté vigorosamente i processi di stregoneria nell'opera Del congresso notturno delle lammie (1749). Ed è proprio da Tartarotti e dalla Rovereto settecentesca che ha inizio la storia della nostra biblioteca. Morendo egli lasciò in legato all'Ospedale dei poveri (gestito dalla Confraternita dei santi Rocco e Sebastiano) l'intera sua raccolta di libri (all'incirca 2.000), confidando che questi venissero acquistati dal comune. Ciò avvenne per iniziativa degli amici Francesco Saibanti e Giuseppe Valeriano Vannetti (fondatori dell'Accademia e contemporaneamente amministratori cittadini).
Nel 1764 il comune divenne proprietario dell'intera biblioteca, con l'intento di creare una libreria ad uso pubblico (all'epoca una delle poche in Italia e quasi sicuramente la prima in Tirolo e Austria). Il magazzino storico custodisce sia i volumi di Tartarotti che dei successivi donatori sette e ottocenteschi (si tratta di circa 60.000 titoli). I versamenti più importanti provengono dalla Accademia stessa, dalla Biblioteca del clero e dai privati. Si tratta per lo più di testi legati alla filosofia, alla storia e alle discipline umanistiche, con però interessanti sezioni relative all'agronomia, medicina, scienze e diritto, secondo i gusti specifici dei singoli donatori.
Nel 1964, in occasione del bicentenario della fondazione, la città si chiese come adeguare il servizio della biblioteca alle nuove necessità degli utenti: non più solo una biblioteca a carattere storico e conservativo, ma un'istituzione che offrisse servizi moderni e un patrimonio costantemente aggiornato. Di seguito fu deciso di costituire la sezione a “scaffale aperto”, su modello delle biblioteche anglosassoni, affiancando alla tradizionale biblioteca di conservazione l'innovativa public library.
Questo cambiamento ha fatto crescere l'istituzione in modo tale da spingere la città a ideare una sede nuova, adatta alle esigenze di un pubblico più ampio e variegato.
Iniziati nel 1997, i lavori di costruzione della nuova parte si sono conclusi nel 2002.
La sede attuale si sviluppa su un’area molto ampia (9.000 m2), strutturata in due zone all’interno del Polo culturale cittadino: la prima ricavata nella complessa struttura progettata da Mario Botta, che comprende anche il MART (Museo di Arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto) e l’auditorium “Melotti”, la seconda nell’edificio settecentesco di Palazzo annona (altrimenti detto “Palazzo del grano”).
Quest'ultimo ospita la biblioteca dalla fine degli anni '20 del XX secolo ed è stato restaurato completamente nel 2007. Progettato intorno alla metà del Settecento da Ambrogio Rosmini (zio del filosofo roveretano don Antonio Rosmini; motti scelti da Ambrogio Rosmini per il suo lavoro furono due (uno pensato all'inizio e uno al termine della costruzione: “Civitas de suo erigi curavit” e “Urbem alit et ornat”. Entrambi ben si adattano alla biblioteca, che li ha fatti propri.), avrebbe dovuto conservare le scorte di granaglie per la città, anche se a tale scopo non fu mai utilizzato. Oggi ospita gli uffici amministrativi, il magazzino storico, la sala studio e consultazione della biblioteca storica, la sede della biblioteca di Scienze cognitive dell’Università di Trento, il Laboratorio Arte Grafica e il Laboratorio Carta a mano. Quest'ultimo offre un'esposizione permanente di antiche macchine da stampa, torchi, taglierine e attrezzature delle vecchie officine tipografiche e spazio disponibile per attività culturali, didattiche e laboratori.
Il patrimonio attualmente conta all'incirca 500.000 volumi (tra quelli conservati nei magazzini e quelli esposti al pubblico), più i fondi archivistici, i manoscritti e il materiale delle sezioni speciali (fotografie, stampe, mappe e piante). La biblioteca, oltre a conservare l'archivio storico comunale, da diversi anni persegue l'obiettivo di raccogliere, conservare e valorizzare fondi archivistici (anche di provenienza privata) utili alla storia della città e del Trentino in generale (archivi di personaggi illustri, scolastici, d'impresa, di famiglie nobili)
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