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Si prende un anno di malattia e poi organizza gite in barca: danno da 38mila euro – Cronaca


TRENTO. Lago, montagna, mare: c’è chi adora l’acqua e chi preferisce guardare il mondo dall’alto di una cima. Se le escursioni in quota, le nuotate e le gite in barca avvengono nel tempo libero, nulla da dire. Ma se queste attività vengono svolte nei periodi di malattia o rappresentano una fonte di guadagno extra, può arrivare un conto salato da parte della giustizia.Nei giorni scorsi si sono celebrate le udienze in sede di Corte dei conti per tre dipendenti pubblici – assunti da Azienda sanitaria, dalla Provincia e dalla Regione – accusati di aver danneggiato le loro amministrazioni per importi che vanno da 38 mila a 380 euro. In aula i tre convenuti si sono diufesi dalle accuse.Eclatante il caso dell’autista soccorritore in servizio nel Basso Trentino che per un anno, anziché alla guida dell’ambulanza, si è spostato spesso in barca, per lavoro, anzi per un’attività non dichiarata alla sua amministrazione e in un periodo in cui risultava in malattia. Secondo la ricostruzione degli inquirenti – ipotesi che poi ha fatto scattare la citazione a giudizio – l’uomo avrebbe causato all’Azienda sanitaria provinciale un danno erariale in quanto «aveva ormeggiato nel porto di Trieste una imbarcazione di proprietà con la quale organizzava escursioni e partecipazione ad eventi velistici in Italia ed in Europa, percependo dai turisti lauti compensi non dichiarati e riversati all’Azienda sanitaria, protraendo così la sua malattia e continuando a percepire la retribuzione».L’autista soccorritore, che ha un vincolo di esclusività con l’ente pubblico di riferimento, avrebbe dunque creato all’amministrazione sia un danno per l’assenza per malattia, sia un danno da disservizio in quanto è stata necessaria una riorganizzazione dei turni e delle mansioni. Danno quantificato complessivamente in 38.214,33 euro per l’attività extra istituzionale svolta per un anno, da dicembre 2021 a dicembre 2022 in concomitanza con il periodo di malattia.C’è poi il caso del dipendente della Provincia con la passione per le escursioni: essendo anche “accompagnatore di media montagna”, avrebbe svolto questa attività senza l’autorizzazione dell’amministrazione e, successivamente, senza aver versato i compensi indebitamente percepiti. Secondo la ricostruzione della procura regionale della Corte dei conti, l’uomo gestiva una pagina tematica su Facebook, in cui pubblicizzava escursioni in regione e in tutta Italia. Gli è stato contestato un importo di 500 euro.Meno salato il conto presentato ad un dipendente della Regione, che nel tempo libero è istruttore subacqueo: 380 euro per aver tenuto corsi di primo intervento nell’ambito dell’attività di formazione della Figc in varie località italiane, in mancanza di autorizzazione da parte della Regione e senza riversare all’Ente i compensi percepiti.I tre giudizi sui dipendenti pubblici accusati di essere “furbetti del cartellino” sono stati discussi nell’udienza del 17 gennaio: a breve la decisione della Sezione giurisdizionale. 



Originale su L’Adige

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